TAHIA CARIOCA

Badaweya Mohamed Karim Al Nirani nacque in Egitto, ad Ismaelia il 22 febbraio 1915 e, nonostante, il fratello fosse contrario alla sua decisione di diventare artista-danzatrice, lasciò la sua casa a 12 anni e si trasferì al Cairo dove studiò danza presso Ivanova Dance School.

Ingaggiata a 14 anni da Badia Masabni, entrò nella compagnia di danza del Casinò e gli cambiò il nome in Tahia Mohamed. Nella sala, luogo di incontri fecondi e frequentato da parecchi artisti famosi, fece numerose e importanti amicizie come quella con Siliman Nageeb, che l’aiutò nel suo sviluppo culturale ed artistico e presto si distinse come solista.

Tahia Carioca

Nel 1940, durante un’esposizione, chiese al suo percussionista di suonare i ritmi brasiliani di un ballo chiamato “Karyoka”, ispirandosi alla pellicola americana “The street of Rio” nel quale danzavano Fred Astaire e Ginger Roger accompagnati dal canto di Carmen Miranda: la celebrità e la fama erano state raggiunte e questo divenne il “suo stile” e il suo nome divenne Tahia Carioca.

Fu la prima danzatrice a mescolare i ritmi latino-americani con quelli egiziani, segnando un’epoca.

Nel 1946 girò il primo di oltre 200 film, “La femme e e Pantin” in cui aveva una parte marginale, ma nel giro di pochissimo tempo interpretò il ruolo principale. Venne presto chiamata la “Marilyn Moro del mondo arabo” per la sua sensuale seduttiva e i modi da diva.

La sua fama raggiunse l’apice tra il 1930-’40 tanto che fu invitata a danzare per Re Faruk, accompagnata da Um Kalthum che disse “Tahia può cantare con il suo corpo”.

Si sposò 14 volte, ed il suo ultimo marito fu Fayez Hallawa, un famoso regista-drammaturgo attore e giornalista, con cui girò diversi film e mise in scena diverse rappresentazioni teatrali drammatiche. Purtroppo anche questo matrimonio col tempo fallì.

Tahia Carioca, dopo una brillante e lunga carriera artistica, muore il 20 settembre 1999 d’infarto, all’età di 79 anni dopo una vita rivoluzionaria, di cui noi tutte stiamo vivendo la continuazione.

Lo stile

Il suo stile è ancora molto tradizionale e danza, come le antiche Almée, quasi sempre sul posto non offrendo, dal punto di vista coreografico, grandi stimoli.

I suoi movimenti sono così piccoli che ad una visione superficiale sembra che non si muova affatto, ma la sua precisione e pathos è forte quando ci si abitua a percepire le più piccole variazioni.

Tahia era consapevole della sacralità di una danza antica come il mondo. Una danza immortalata nei geroglifici degli antichi templi e tombe… ella conosceva il potere dei “Gesti” capaci di veicolare emozioni e sentimenti.

Tahia era elegante e raffinata come un geroglifico dei tempi antichi.

Sensuale ma mai volgare, era convinta che una danzatrice potesse ballare la vita e la morte, la gioia e la sofferenza, l’amore e la rabbia senza mai perdere la sua dignità.

Tahia e Farid al Atrache

Continua a leggere su…

SAMIA GAMAL

condividi!