Il termine Raks Beledi significa “nativa” o “appartenente al paese” ed è la forma popolare urbana della Raqs Masri (danza egiziana). Nato all’inizio del 1900, ai margini delle città egiziane dalla fusione delle tradizioni popolari Egiziane, portate in città durante le grandi migrazioni interne della popolazione delle campagne, con il “Jazz” e il “rhythm and blues” che serpeggiava nelle classi popolari cittadine. E’ una nuova forma di arte popolare che rimane tuttavia completamente Egiziana nella struttura e nel carattere.
Le arti ricevono nuovi impulsi, il cambiamento ha bisogno di nuovi mezzi per esprimersi (ad es. strumenti musicali occidentali), e così le melodie, le canzoni ed i ritmi popolari assumono nuovi aspetti, colori e raffinatezze. Ciò che in origine era una semplice canzone o danza popolare, diventa qualcosa di molto sofisticato e complesso, come la vita urbana.
La mentalità degli egiziani, soprattutto delle classi più ricche, ha sete di novità e vuole imitare i modelli occidentali. Comincia la corsa verso il futuro.
La Fellahi (contadina) e le Ghawazi danzavano con spavalderia, guardavano dritte davanti a loro, perché il futuro era chiaro; sapevano chi erano (senso dell’identità con il clan) e come si sarebbe svolta la loro vita, secondo le antiche tradizioni.
La danza diviene introversa, lo sguardo si abbassa, i movimenti sono piccoli e contenuti, ma le mani assumono una nuova importanza… ora hanno un messaggio da trasmettere, un dramma da raccontare e ricamano nell’aria, seguendo il corpo nei suoi movimenti. Ma si sa, la musica seduce e placa ogni dubbio, così comunque, anche la danzatrice abbandona i suoi tristi pensieri e celebra la vita.
Il cuore poetico degli arabi gode nell’esaltare i sentimenti quali la nostalgia e l’amore, anche la danzatrice ora traduce in gesti questi sentimenti (secondo la formula e = e). La danza beledi è piena di pathos, di struggimenti e di nostalgie, ma anche di quella gioia che si ritrova dopo aver assaporato il dubbio, quando ci si lascia andare e si ritorna ad essere donne semplici, capaci di donare o, meglio emanare, energia di amore, di calma e di gioia.
Dapprima diretto solo alla classe lavoratrice, ben presto il Beledi oltrepassa le barriere sociali, poiché mentre esprimeva l’intera gamma degli stati d’animo e umori personali, li trascendeva per rifarsi alla comune esperienza dei nuovi cambiamenti.
Gli strumenti tipici di questa nuova, vibrante e dinamica musica sono: la Darabukka (tamburo a clessidra), il Duff (tamburo a cornice), il Mazhar (tamburo a cornice con cimbali metallici), la tastiera, la fisarmonica, il sassofono, il clarinetto e la tromba.
Le Almée incarnavano l’anima del popolo, il suo bisogno di tradizione e la sua gioia di vivere, attraverso canzoni improvvisate e danze, che raccontavano le gioie e le pene della vita quotidiana. Danzavano sul “posto” con i piedi fermi: questo profondo dialogo con la terra conferiva, alla loro danza, una certa pesantezza e una dimensione molto “terrena”, ma i bellissimi movimenti delle braccia e delle mani le conferivano un carattere molto colto.
Si danza da sole e libere dalle coreografie (a cui si è legati con il gruppo): lo strumento musicale chiama e la danzatrice risponde… permettendosi di cavalcare l’onda del momento. Ad un certo punto musicisti e danzatrice diventano una cosa sola, i movimenti della danzatrice ispirano i musicisti e i musicisti guidano i suoi passi… in un colloquio continuo e stimolante.
… e la semplicità del gruppo
La formazione artistica o “compagnia” della Almée o danzatrici Beledi era sempre ed esclusivamente femminile, ma il loro repertorio fatto con musica, canti e danze tradizionali era più movimentato e diversificato. Quando danzavano in coppia o in gruppo ritrovavano la gioiosa serenità della campagna… l’incontro con l’altra cancellava i dubbi e le paure e si faceva festa (archetipo della Fellaha o contadina). Il “manager” della compagnia, composta dalle cinque alle otto danzatrici, era chiamata Usta e, avendo più esperienza, organizzava il gruppo e istruiva le nuove arrivate.
Danzatrici e compositori di musica “pionieri” continuarono a raffinare gli elementi fondamentali del Beledi: le eccellenti tecniche, le improvvisazioni e le rispondenze, con un delicato equilibrio fra controllo e abbandono riescono a corporeizzare una vasta gamma di emozioni, che vanno dalla celebrazione, al brio e alla giocosità tanto quanto il profondo dolore.
Gradualmente anche loro, come le danzatrici Sharki, cominciarono ad esplorare lo spazio e a muoversi con piccoli passi, creando nuove combinazioni coreografiche. Il repertorio comprende danze in cui giocano con la Melaya, il bastone e il candelabro.
Gli Archetipi incarnati
In questo stile si possono incarnare diverse figure archetipiche femminili: la Dall’ua (donna di piacere), la Fellaha (donna di campagna), la Ma’alimah (donna-boss), la Almée (donna saggia o colta) e la Ya Walla o la Ya Wadd (maschiaccio). Ogni archetipo è associato ad una varietà d’espressioni che vanno dal gentile ed introspettivo al forte ed aggressivo.
… verso la fine degli anni ’50 – ’60 questa nuova ondata di danza popolare si è eclissata e quasi tutti i musicisti e le danzatrice, spinti dalla necessità, sono stati assorbiti nel circuito dei cabaret o dei night-club.
Fifi Abdou
Fifi Abdou è una delle ultime danzatrici cresciuta alla scuola degli artisti dell’ormai dimenticata Mohammed Alì Street e nella sua danza si può riconoscere lo stile del Beledi tradizionale.
Caratteristiche principali
La qualità principale del Beledi è profondità di sentimento e improvvisazione;
–è complesso, sottile e sofisticato per poter tradurre una vasta gamma di emozioni: esprime la melodia della musica con piccoli movimenti morbidi dei fianchi (in contrasto con il folk che predilige i movimenti ritmici dei fianchi) otto orizzontale, cerchio e ondulazione (come nel Folk)
-i movimenti ritmici del bacino sono gli stessi della danza folcloristica, ma più piccoli e contenuti, quasi timorosi e il tallone può stare leggermente sollevato da terra;
–le braccia sono sempre vicine al corpo e trasmettono un senso di casuale semplicità. I movimenti delle mani sono complessi per permettere l’espressione dei sentimenti, tuttavia le braccia non dovrebbero sorpassare l’altezza della testa (il forte radicamento alla terra non permette alle braccia di espandersi troppo, né verso l’alto, né verso l’esterno);
-si danza principalmente “sul posto”, con brevi camminate eseguite con piccoli passi;
-è una danza solista, anche se si continua a danzare in gruppo.