Nel XVIII sec. le Ghawazi (ghaziya al singolare) o zingare dell’Alto Egitto, sono le professioniste/danzatrici pubbliche. La loro origine è ancora avvolta dal mistero.
Il patriarca di una celebre famiglia di Ghawazi, i Mazin, racconta che la tribù Nawar arrivò in Egitto nel 1517, dopo essere stata esiliata dalla sua terra, la Persia, ma c’è chi sostiene che provenissero dall’India.

Queste tribù nomadi vivevano ai margini della città, in un quartiere separato, e svolgevano lavori particolari come quello di incantatori di serpenti, giocolieri, mangia-fuoco, musicisti, danzatrici pubbliche ed indovine. Contrariamente agli arabi delle città, uomini e donne vivevano insieme, lavoravano insieme e si sposavano fra di loro in un clima di grande solidarietà, mantenendo con orgoglio le proprie tradizioni e la propria libertà. Viaggiavano in tutto il paese, da un mulid ad un altro e la loro presenza era un onore e una gioia.

Le Ghawazi vissero da donne libere
Le Ghawazi si sono sempre rifiutate di nascondere il loro volto e danzavano senza velo nelle strade e di fronte ai caffè (tipici locali egiziani dove si bevevo il thè, il caffè e si poteva fumare il narghilè). Talvolta erano invitate ad esibirsi in feste private, ma normalmente, siccome era sconveniente averle in casa, si esibivano di fronte alla casa o nella sua corte.

Alcuni viaggiatori le descrivono come danzatrici prostitute (Burckhardt 1817 e Lane) altri solo come danzatrici. Per lo straniero, comunque, erano le uniche danzatrici tradizionali raggiungibili, poiché erano le sole che si esibivano in pubblico. Quando le donne danzavano gli uomini della tribù, ai quali si aggiungevano alcune donne anziane, suonavano in accompagnamento.

Il loro repertorio era assai vasto, oltre alle danze folcloristiche esse danzavano giocando con molti oggetti: sciarpe, bastoni, sciabole e ancora con vasi o candele accese sulla loro testa. Alcuni viaggiatori riferiscono che fumavano narghilè e bevevano brandy, per questo e per il fatto di essere senza velo venivano disprezzate dalle donne perbene. Il fatto che anche qualche Ghawazi sapeva cantare creò non poca confusione tra loro e le Awalim.

Dalle descrizioni emergono delle caratteristiche comuni nella danza di entrambe le categorie: il tremolio del bacino, l’immobilità del busto e dei piedi. I delicati movimenti delle braccia che si alzano e si abbassano davano vita ad una danza descritta come voluttuosa e sensuale, in cui i movimenti del bacino rallentavano o acceleravano, in perfetta armonia con la musica.

Le Mazin sono state le ultime Ghawazi… strangolate dalle tasse e dai divieti, nonché dalle “danzatrici del ventre”. Con queste donne, negli anni ’70, è scomparsa una tradizione vivente che si era trasmessa da generazione in generazione. Solo dei vaghi frammenti testimoniano la loro danza, trasportandone l’essenza.
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Nascita della Raks Sharki o danza del Ventre (1930)