SAMIA GAMAL

Zainab Ibrahim Mahfuz nasce nel maggio 1924 a Wana, un piccolo villaggio Egiziano.

Il fato guida Zainab dalla grande Badia Masabni, sempre in cerca di giovani talenti, che la ingaggia nella sua compagnia e le dà il nome d’arte di Samia Gamal. Viene formata sia da Badia che dal maestro Jacque nell’arte del balletto, del Jazz, della danza moderna e contemporanea, accompagnandola nel suo studio del Beledi.

Al suo primo debutto come solista, Samia presa dal panico, dimentica la coreografia, il pubblico inizia a fischiarla e lei corre via; il coreografo la costringe a ritornare in scena e Samia, sempre più agitata, si toglie le scarpe, ingombranti e scomode, ed incomincia a danzare improvvisando.

l pubblico entusiasta la denomina “la danzatrice dai piedi scalzi”. Visto il grande successo Badia la ingaggia come solista, per esibirsi una volta alla settimana: è l’inizio di una grande carriera e alle danzatrici è nuovamente permesso ballare a piedi scalzi, senza vergogna per il loro status sociale.

Tra Tahia e Samia si dice che ci fosse una forte amicizia che le accompagnò per tutta la vita, mentre altre “leggende” le dipingono come grandi rivali.

Come in una favola Samia incontra il principe Farid el-Atrash (in esilio in Egitto con tutta la famiglia), cantante e musicista, che suona lo Ud nell’orchestra dello stesso casinò e se ne innamora. Tra i due nasce un tenero amore, consolidato dall’intesa artistica. Farid compone musiche per lei e Samia diventa la protagonista dei suoi film, dove possono dichiarare pubblicamente il loro amore.

Ma Farid era un principe e Samia una danzatrice…la vita non è una favola e i due artisti si separano.

Samia Gamal e Farid Al Atrache
Samia e Farid – Taala Salem (1951)

Nel 1949 re Faruk la proclama Danzatrice rappresentante nazionale dell’Egitto.

Samia, perseguitata dalla stampa dopo la sua rottura con Farid, si trasferisce all’estero, dove prosegue con successo la sua carriera artistica. Molti registi la vogliono nei loro film, gira con Fernandel il film “Ali Baba ed i quaranta ladroni” (dove per la prima volta un gioiello copre l’ombelico) e con Robert Taylor “La vallata dei re”. La sua eredità sono gli 84 film, di cui lei è protagonista, nei quali possiamo ammirare la sua sofisticata arte. Le sue danze sono il bocciolo-embrione del grande e multiforme fiore della danza orientale… lei gli ha dato un nuovo profumo che ancora continua ad incantare.

Tornata in Egitto sposa l’ex marito di Tahia, Rushdy Abaza, con il quale ebbe la figlia Quismet, ma dal quale si separò presto. A 50 anni si ritira dalla danza e, non sentendosi una maestra, ma un’interprete e danzatrice, si rifiutò di insegnare e tramandare l’essenza della sua arte. 

La leggendaria danzatrice, dopo una lunga carriera, muore il 1 dicembre 1994 al Cairo.

Stile

Fu un’artista ineguagliabile, che influì sulle generazioni dei suoi tempi, sia in oriente che in occidente. Portò il Raqs Sharqi dall’Egitto fino ad Hollywood e da lì nelle scuole d’Europa.

Il suo stile unico, farcito con elementi di danza classica, di volteggiamenti, eleganti movimenti delle braccia e la danza col velo (che allora non si usava), sono gli elementi caratteristici del suo stile, che ispirarono, ispirano ed ispireranno generazioni di danzatrici. In Samia Gamal vibra un’anima nuova, estranea alle danzatrici che l’hanno preceduta.

Fu la prima danzatrice ad avere una vera e propria formazione coreutica e una visione teatrale della danza e della coreografia.

Il velo

Sull’uso del velo si dice che una maestra di danza classica faceva tenere un velo in mano per aiutare le danzatrici ad avere il controllo delle braccia e per usarle in modo fluido. Samia trovò l’espediente così interessante da inserirlo nella sua danza, dando origine ad una nuova/antica moda (1951).

L’utilizzo del velo era comunque limitato all’introduzione della danza, sono state successivamente le danzatrici americane a dargli una voce da “protagonista”, dando inizio ad una nuova arte per ampliare l’energia del Femminile.

Quando la si guarda si notano subito due cose: un forte inarcamento della schiena all’indietro e le spalle molto chiuse in avanti, contrariamente alla tradizione europea e americana, dove si invade lo spazio con uno sterno molto proiettato in avanti e le spalle portate indietro.

Fa un movimento caratteristico, una sorta di Suheir Saki o di otto verticale interrotto, che non è stato ripreso dalle sue eredi e tiene le mani quasi sempre in orizzontale, quando incorniciano il corpo.

La sua era essenzialmente una danza fluida in cui anche i movimenti ritmici assumevano un timbro melodico.

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NAIMA AKIF

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