Le sue misteriose origini
Il mito della danza del ventre ha molteplici versioni, ma sicuramente la danza che oggi conosciamo non è quella originale. In questi articoli si parlerà solo della storia dall’inizio dell’800 e degli stili di danza egiziana ancora attualmente esistenti (alcuni testi sono tratti dagli articoli scritti da Jivan Parvani, nel libro “Danze Orientali”, il testo di Formazione insegnanti FIDS/MIDAS).
Nel XIX° sec. le danzatrici rappresentavano la più grande attrazione per i viaggiatori in Egitto, che le preferivano alle piramidi e al Nilo. L’opinione corrente vedeva l’Est come l’immagine al negativo dell’Ovest e la corrente artistica “Orientalista” (nata alla fine del XVIII sec.), seppe dare una realtà visibile e concreta all’inferiorità morale dell’Oriente. L’Occidente era visto come cambiamento, progresso, azione, razionalità e “austerità”, mentre l’Oriente come rigido, stagnante, passivo, irrazionale e “sensuale”.
L’erotismo era uno degli aspetti più importanti dell’esotico Oriente e i viaggiatori erano affascinati dalle “licenziose” danzatrici, nelle quali si concretizzava l’idea della sensualità dell’Est. La prima viaggiatrice occidentale che introduce l’argomento è Lady Mary Montagu (1717), forse l’unica ad essere realmente penetrata in un harem e ad aver assistito alle danze colte delle cortigiane. Le sue parole dipingono in modo soave la languida sensualità delle loro movenze e nessuna volgarità emerge dalle sue descrizioni. Gli uomini, invece, spesso la descrivono come voluttuosa, vergognosa, stupida, deprimente o selvaggia. Dai racconti di viaggio, ad esempio di Savary (1787), Denon (1803), Puckler (1844), si sono potuti ricostruire i cambiamenti avvenuti nella danza durante il XIX° sec.: cambiamenti di cui i viaggiatori stessi sono gli agenti cruciali.
Ghawazi e Awalim
Le professioniste della danza
Dai racconti dei viaggiatori, anche se discordi in molti punti, si può desumere che esistevano due categorie principali di intrattenitrici tradizionali (Chabrol,1822, e Villoteau, 1822): le Awalim e le Ghawazi.
Nel XIX° sec. gli artisti (acrobati, attori, commedianti, danzatrici, musicisti, buffoni, incantatori di serpenti e funamboli ) si esibivano nelle case (al chiuso) per le feste private. Oppure durante le feste pubbliche, per la strada e nelle piazze (all’aperto), dove c’era la possibilità di avere un pubblico numeroso. Le salmodiate letture religiose del Corano erano assai apprezzate, così pure gli spettacoli di marionette e gli spettacoli con le scimmie; ma ciò che i viaggiatori preferivano erano, senza dubbio, le danzatrici.
Situazione socio-politica in Egitto
Alla fine del XVIII secolo l’Egitto faceva ancora formalmente parte dell’impero Ottomano, ma era in pratica governato dalla casta militare dei Mamelucchi. Queste milizie turche e circasse di origine servile, cominciarono fin dal XIII° sec. ad avere un ruolo preponderante in Egitto, per crollare in modo quasi definitivo ad opera di Napoleone.
Napoleone entrò in scena in questo contesto e gli fu facile conquistare un Egitto così indebolito. Le Awalim, prese dal disprezzo abbandonarono il Cairo e rimasero nascoste, rifiutando di esibirsi di fronte a loro, fino a quando i francesi non se ne andarono.
I nuovi conquistatori incoraggiarono i mawalid (feste dei Santi) per spingere le donne sulle strade e poterle avvicinare, ma le sole donne a cui loro avevano accesso erano le Ghawazi e le più povere e le più tassate fra le cantanti e le prostitute.
Villoteau, l’etnomusicologo
Villoteau, che seguì la campagna di Napoleone, incantato da questi bacini fluttuanti (ricordiamo che in Europa si viveva un momento di grandi tabù sessuali), protagonisti assoluti della danza, estasiato dalla sensualità e dalla morbidezza dei loro corpi (in Europa si portavano i “bustini”) le associò alle etere dell’antichità greca e romana. Queste danze sconvolgevano i loro cuori, erano pericolose… così le danzatrici cominciarono ad essere demonizzate come fomentatrici di discordie fra i soldati e sorgenti d’infezioni e di pestilenze. Vennero prese severe misure che promettevano la morte a chiunque veniva scoperto con una Ghawazi, lo stesso trattamento spettava alle donne che entravano negli accampamenti francesi. Centinaia furono le donne uccise in quel periodo di cambiamenti inattesi.
Nel 1801 i francesi furono costretti, dalla coalizione degli inglesi con le armate Ottomane, ad abbandonare l’Egitto e nel 1811, Mohammed Alì, dopo aver sconfitto l’ultimo Mamelucco, ottenne l’indipendenza dall’impero Ottomano.
La modernizzazione
Cambiano i personaggi politici ma non la condizione economica, visto che la modernizzazione doveva, ovviamente, venire finanziata dai proventi delle tasse, già molto alte e da strozzinaggio. In conclusione fu proprio a causa di queste nuove pressioni fiscali e dei sempre nuovi divieti, che sia le Almée che le Ghawazi furono costrette ad abbandonare il Cairo. Nel sud (Luxor) trovarono dei luoghi in cui c’era meno controllo governativo sulla loro vita e sulle loro entrate ma, inevitabilmente, la fame e i disagi le spinsero a cercare il loro reddito tra i soldati Ottomani e tra gli Arnauts.
Soldati e viaggiatori stranieri alla ricerca di donne facili e di svaghi divennero la loro unica speranza di sopravvivenza!
Le uniche danzatrici visibili
Pertanto gli stranieri dovevano accontentare delle Ghawazi, la cui arte era sicuramente esteticamente meno curata di quella delle Awalim. Tuttavia Niebuhr, che faceva parte di una spedizione danese nello Yemen (1762 o 1776), e assistette ad uno spettacolo di danzatrici all’aperto così commentò: “Noi le trovavamo tutte egualmente brutte e spiacevoli, con le loro mani dipinte di giallo, le unghie rosso sangue, le collane nere e blu sulla loro faccia, i grandi anelli intorno alle loro caviglie, nelle loro orecchie e nelle loro narici e l’abbondante grasso sui loro capelli, che si poteva annusare da molto lontano. Non erano proprio di nostro gradimento, tuttavia a poco a poco cambiammo idea e le trovammo meravigliose, al punto che apprezzammo il loro spettacolo, tanto quanto avremmo apprezzato le miglior cantanti e ballerine europee”.
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Awalim, Almée e schiave (1800 -1900)