I malha – le “sale di divertimento”
All’inizio dell’800 furono aperti i malha (luogo di svago all’europea) per il divertimento dei soldati e dei turisti stranieri. In questi locali, simili ai kahwa (caffè arabi riservati agli uomini egiziani di ceto medio – basso), si vendevano però anche gli alcolici e si potevano ammirare le esibizioni delle danzatrici professioniste (fino a quel momento proibite nei luoghi pubblici chiusi). In questi locali comincia a profilarsi un nuovo stile di danza, creata ad uso e consumo degli occidentali.
La danza solista
Secondo la secolare tradizione, le danzatrici si esibivano in gruppi di due, tre o quattro, ma nei malha iniziarono a esibirsi da sole, accompagnate da due o tre musicisti: nasce così un nuovo modello di professioniste, spesso straniere (siriane, marocchine e tunisine) completamente estraneo alla cultura egiziana. Il quadro di Jean Léon Gérome testimonia questa evoluzione.
La dimensione della danza, espressione dello spirito collettivo, lascia il posto ad esibizioni soliste, in cui la ricerca del virtuosismo diventa la vera protagonista.
Come dice Christian Poché nel suo libro “La danza nel mondo arabo” afferma: “L’esempio dei malha ci mostra come l’importazione di una pratica culturale europea, ovvero la presenza di danzatrici nei caffè, in alcuni casi ha potuto influenzare gli abitanti del paese, modificandone le tradizioni. In questo modo due mondi diversi, due culture straniere convivono senza però incontrarsi”.
Esposizione Universale di Chicago 1893
Questo era quanto accadeva in patria, ma all’estero questa danza stava solcando una nuova strada.
Infatti, durante la seconda metà dell’800, la danza araba fu importata in occidente e in America in occasione delle “Esposizioni Universali” (Londra 1851, Parigi 1855- ’67 –’89 e la più importante fu quella di Chicago nel 1893). In queste fiere interi villaggi venivano ricostruiti fedelmente per soddisfare il crescente amore e la curiosità verso il misterioso Oriente. Tra momenti di vita quotidiana, spettacoli di saltimbanchi e circensi fece la sua prima timida comparsa la danza araba come elemento secondario, ma il suo successo fu subito grande. Fu in questa occasione che le venne dato il nome di danza del ventre, che evidenzia la caratteristica più importante di questa danza: il movimento del ventre. Per capire l’attrazione e lo stupore che colse gli occidentali, dobbiamo sempre ricordare che questa parte del corpo era forzata da secoli all’immobilità!
Le Danze arabe tradizionali sono ora chiamate, in Europa e in America: Danza del Ventre.
All’inizio il termine danza del Ventre è, quindi, il modo generico in cui gli occidentali chiamavano qualsiasi tipo di danza araba che prevedeva i movimenti del bacino, senza distinzione di stile o di particolarità geografiche. Un termine che abbracciava tutto il mondo arabo e sottolineava la cosa che più stupiva gli occidentali: l’orgoglio di esporre e muovere il bacino!
… e in Egitto
In Egitto, intanto, tra entusiasmi e critiche, tra nuovi divieti (sempre emanati per salvaguardare la dignità delle donne musulmane e i principi islamici) per le danzatrici e nuovi sistemi per aggirarli (senza le tasse da loro pagate l’economia del mercato del turismo si bloccava), arriviamo al XX° sec. che vede la danza araba trasformarsi in modo quasi radicale.
L’Egitto era in un momento di piena rivoluzione culturale, animata da un profondo desiderio di rinascita culturale e dallo slancio verso un’indipendenza non solo politica, ma anche economica. Era un paese alla riscoperta appassionata delle radici popolari (Beledi) e alla ricerca di un miglioramento della qualità della vita, attraverso la modernizzazione e la cultura. In questo frangente emerge una nuova classe sociale media, colta e illuminata, tutta protesa verso l’occidente, sostenitrice dei nuovi locali in cui si esibivano le danzatrici professioniste (Sharki): la borghesia.
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Ghawazi, le zingare egiziana