Estia, incarnazione di Sophia
Estia, prima figlia di Rea (partenogenesi), sorella e zia nubile degli Dei dell’Olimpo, è venerata per la Sua Saggezza e per la Sua capacità di tenersi lontana dalle loro intrigate esistenze.
Tutto ciò che a loro interessava, su di Lei scivolava senza lasciare traccia, né creargli emozioni. La Divina è l’essenza stessa del sacro e ha sempre vissuto sola e appartata, lontana dagli Dei e dagli uomini in assoluta castità, per dedicarsi interamente alla ricerca interiore. Poche sono le leggende di cui è protagonista, perché non si fece mai coinvolgere in dispute o guerre.
Per diritto di nascita era una delle dodici maggiori divinità dell’Olimpo, che aveva volontariamente abbandonato, così non protestò quando Dioniso la sostituì nella cerchia dei Dodici, creando una disparità tra gli Dei (7) e le Dee (5).
Estia, l’unica Dea senza santuari, era onorata nella fiamma che brucia dentro i luoghi sacri, posti al centro della casa, del tempio o della città e nel cuore dell’uomo, come essenza spirituale della vita. Il Suo simbolo era il cerchio ed era la Sua presenza a consacrare i luoghi e ad aprire le cerimonie.
Dea Vergine
Dopo le pretese di Poseidone e Apollo, Estia ha ottenuto da Zeus la castità eterna: è una Dea Vergine, Una in se stessa e ama la solitudine nella quale riesce a dialogare con il divino, donando purezza e completezza a ogni Sua azione. Il Suo sguardo è focalizzato verso l’interno e sull’esperienza soggettiva. La Sua consapevolezza è come una lama che riconosce e separa i diamanti dal carbone, trovando l’essenza delle cose in mezzo alla miriade dei particolari.
Estia re-agisce al patriarcato ritirandosi nella solitudine, pensando solo a se stessa e non facendosi trasformare da ciò che vive. Non ha interessi per il mondo!
Archetipo – l’Illuminazione
Divina essenza del Fuoco Spirituale Estia incarna la Realizzazione Spirituale e continua la sua incessante opera spiritualizzato la materia, coltivando il Presente e i livelli di Coscienza Superiori. Incarna la Conoscenza del Santo Graal: la coppa della Vita, dispensatrice di ambrosia, Saggezza e immortalità. Il suo simbolo è il Cerchio, l’eterna ciclicità della Vita e l’Unità con il Tutto . Ella, sapiente dal cuore puro, Conosce e comprende le Leggi che il Creato. Immergendosi nell’Oceano acquisisce una purezza cristallina che, risvegliando i doni psichici corrispondenti, si trasforma in arte, musica, sogni, veggenze, Magia naturale ecc.
Estia è l’incarnazione greca dell’archetipo di Iside, la Misericordiosa. Colei che placa ogni dolore, che asciuga le lacrime per portare ogni Creatura alla Realizzazione (madre Teresa di Calcutta, monaca, infermiera e assistente sociale).
Custode del Tempio e Sacerdotessa
Onorata come Sacro Fuoco in ogni tempio dona al Dio o alla Dea, a cui è dedicato, una parte della Sua Saggezza, mitigandone i difetti.
Archetipo del Sacerdozio femminile (antica Vestale o suora nella cristianità), incarna tutte le qualità Creative della Vita, la purezza, la meditazione e la ritualità sacra. Estia permette di dedicarsi completamente a tutto ciò che si fa (comprese le pulizie domestiche che sono una sorta di Rito), estraniandosi da tutto il resto.
Associazione a Ermes: spesso la divina Dea era associata al suo giovane nipote Ermes. Lui era rappresentato dal pilastro ed Estia dall’anello: il maschile e il femminile fusi insieme, ma vergini e indipendenti. Hermes è il soffio vitale che rivitalizza l’Anima-Estia, il soffio che attizza le braci per questo le tue idee possono attivare emozioni profonde e le parole esprimere ciò che di solito può essere solo sperimentato. Questo connubio attiva la Mente Superiore che si muove veloce come Hermes, ma con la guida di Estia.
La Dea Vesta nel culto romano
A Roma era la Dea venerata dalle Vestali, le Custodi del Fuoco Sacro, eternamente vergini, pure e anonime. Questi ordini sacerdotali femminili onoravano la Dea preparando i Riti e cercando nell’esperienza del numinoso (rituale, religiosa, filosofica, ascetica ecc.) e della quotidianità, il contatto diretto con il Sacro. Ogni Gesto diviene parte di un immenso Rito che coinvolge ogni azione e la sacralizza.
Queste ragazze erano prescelte dal Pontefice tra le fanciulle patrizie in età compresa tra i 6 e i 10 anni. Il loro “servizio” durava trenta anni e si suddivideva in tappe di dieci. I primi dieci anni erano novizie, i secondi dieci erano addette al culto e gli ultimi dieci istruivano le novizie. Trascorsi i trenta anni erano libere di tornare in società e di sposarsi oppure rimanere vestali.
Il loro abbigliamento era sobrio: lunghe vesti e mantelli bianchi. Indossavano tutte la stessa parrucca, come si usava nel giorno delle nozze, perché i loro capelli venivano donati alla Dea in segno di cambiamento radicale dei propri usi e costumi.
Limite: essendo l’incarnazione della Saggezza non manifesta deviazioni particolari e la Sua propensione alla Ricerca interiore la pone nel “giusto mezzo”. Comunque qualcosa manca anche a Estia: una personalità ben definita (era l’unica Dea che non era rappresentata con sembianze umane).
Se viene svalutata e non riconosciuta, per il Suo silenzioso lavoro può, semplicemente, spegnersi. La solitudine tanto amata può allora trasformarsi in abbandono.
Guarigione: imparare a esprimere i propri sentimenti in maniera chiara e diretta, evitando di fare “buon viso a cattivo gioco”. Ogni tanto darsi valore può essere un’esperienza esaltante, che può lasciare interdetti coloro che la ignorano.